La migrazione del Biancone in Italia: stato delle conoscenze attuali
Il Biancone (Circaetus gallicus) nidifica in Italia con circa 400 coppie, per la maggior parte localizzate in Toscana e Lazio, ma anche nell’Appennino ligure e lungo tutta la fascia prealpina; una discreta popolazione è inoltre presente in Basilicata e Calabria (Cattaneo & Petretti, 1992).
Il Biancone è specie migratrice totale trans-sahariana, in quanto sverna in Africa a Sud del Sahara (Cramp & Simmons, 1980; Zalles & Bildstein, 2000). Nel bacino del Mediterraneo il principale flusso migratorio della specie, sia autunnale, sia primaverile, viene rilevato presso lo Stretto di Gibilterra (Finlayson, 1992), seguito da Eilat in Israele (Zalles & Bildstein, 2000), mentre le osservazioni di bianconi riportate da Thiollay (1977) a Capo Bon (Tunisia), sono state notevolmente ridimensionate da studi successivi (Agostini & Malara, 1997; Agostini & Logozzo, 1998), in quanto riconducibili per la maggior parte a riconteggi.
Sono infatti pochi i bianconi osservati in migrazione sullo Stretto di Messina e sull’Aspromonte, probabilmente appartenenti alla popolazione di Calabria e Basilicata (Agostini & Malara, 1997).
In Italia il sito dove viene conteggiato il maggior numero di bianconi in migrazione sia in primavera, sia in autunno, è Arenzano (Liguria), presso Genova (Baghino, 1996, 2003; Baghino & Leugio, 1989, 1990). In Valle Stura, in autunno vengono conteggiate poche centinaia di bianconi (Belaud et al, 2001), verosimilmente appartenenti alla popolazione prealpina.
Movimenti tardivi in autunno sono stati rilevati a Malta (Coleiro, 1999).
Per raggiungere i quartieri di svernamento africani, i bianconi nidificanti in Italia centrale effettuano una migrazione cosiddetta “a circuito”, in quanto seguono un percorso ripetitivo ed appreso (verso Sud-Est in primavera, verso Nord-Ovest in autunno), apparentemente in contrasto con le consuete attitudini migratorie dei rapaci. Tale inusuale rotta migratoria fu ipotizzata da Agostini e Malara (1997) e Agostini e Logozzo (1997) sulla base delle scarse osservazioni autunnali di Biancone rilevate nelle regioni meridionali ed insulari (Beaman & Galea, 1974; Agostini & Logozzo, 1995, 1997; Corbi et al, 1999; Jonzén & Pettersson, 1999), contrapposte ai grandi numeri rilevati ad Arenzano e Gibilterra.
Nell’autunno del 1998 venne scoperto il sito di Monte Colegno (Alpi Apuane), dove per la prima volta furono osservati bianconi in migrazione “contraria”, con direzione da Sud-Est verso Nord-Ovest (Premuda, 2002). Tali osservazioni preliminari furono ripetute nei due anni successivi allo scopo di verificare la non casualità del particolare comportamento dei rapaci osservati (Premuda, 2002).
Allo scopo di verificare il movimento migratorio della specie nella penisola italiana, durante la seconda metà di settembre del 2000 furono svolti rilievi sistematici in contemporanea, nei siti di Arenzano, Monte Colegno, Circeo, Isola di Marettimo e Malta (Agostini et al, 2002a). Numeri elevati di bianconi furono osservati soltanto nelle prime due località, mentre nelle altre si contarono pochissimi esemplari (max. 8 indd. a Marettimo).
Tali osservazioni convalidarono definitivamente l’ipotesi di migrazione “a circuito”, secondo la quale i bianconi nidificanti in Italia centrale migrano risalendo la penisola lungo il Tirreno, per raggiungere la Francia, la Spagna ed infine lo Stretto di Gibilterra (Agostini et al. 2002a; Premuda, 2002).
La migrazione autunnale del Biancone fu ulteriormente indagata nel 2001, sulle Alpi Apuane, per un periodo di 12 giorni nella seconda metà di settembre (Agostini et al. 2002b). Dalle valutazioni compiute negli anni citati, si è rilevato che la migrazione autunnale del Biancone presenta in Italia un “picco” nell’ultima decade di settembre (Alpi Apuane: max. 150 indd. il 22 Settembre 2001; Arenzano: max. 187 indd. il 25 Settembre 2001). L’osservazione di giovani bianconi migranti insieme agli adulti in autunno, suggerisce che almeno alcuni esemplari inesperti apprendano la rotta “a circuito” seguendo gli adulti (Agostini et al. 2002a, 2002b); questo comportamento testimonia una vera e propria trasmissione delle informazioni agli individui giovani, che avrebbero altrimenti seguito istintivamente l’asse innato da Nord-Est a Sud-Ovest (Drost, 1938).
Alcune decine di individui, soprattutto giovani, sono stati infatti avvistati in migrazione tardiva (prima metà di ottobre) a Marettimo negli anni 2000-2002 (Agostini et al. 2004).
Il particolare comportamento migratorio del Biancone nel Mediterraneo centrale è riconducibile ad una strategia conservativa della specie (Agostini et al. 2002b), evolutasi nel tempo.
Il Biancone è un grande rapace veleggiatore che presenta una “low aspect ratio” (Kerlinger, 1989), quindi ali grandi e larghe in proporzione, che offrono una elevata resistenza aerodinamica ed un maggiore costo energetico, rispetto ad altri rapaci con ali strette e allungate.
Per questo il Biancone, soprattutto durante la migrazione, utilizza principalmente il volo veleggiato sfruttando le correnti termiche ascensionali che si formano sulla terraferma ed evitando il più possibile l’attraversamento del mare. Durante il volo battuto, indispensabile sul mare, il dispendio energetico può infatti aumentare fino a sei volte rispetto al volo veleggiato (Kerlinger, 1989).
Alla luce di quanto esposto, analizzando la geografia della penisola italiana, si possono ipotizzare differenti rotte migratorie, sia più brevi e dirette (ma con passaggio su vasti tratti di mare), sia più lunghe (ma rimanendo il più possibile sulla terraferma), impiegate dal Biancone per raggiungere la costa africana (Agostini et al. 2002b).
La strategia conservativa del Biancone sarebbe dunque quella di scegliere la rotta lungo la costa tirrenica e attraverso Gibilterra, opzione motivata dal fatto di essere praticamente equivalente, in termini di dispendio energetico (considerandolo pari a 6 volte sul mare), a quella attraverso tutta la penisola ed il Canale di Sicilia, offrendo però la più breve tratta sul mare e consentendo quindi di minimizzare il rischio dell’attraversamento della massa d’acqua (Agostini et al, 2002b; Kerlinger, 1989).
Medesime considerazioni si possono applicare alla migrazione “a circuito” primaverile del Biancone, sulla base delle scarse osservazioni rilevate sullo Stretto di Messina ed a Marettimo (Dimarca & Iapichino, 1984; Giordano, 1991; Agostini & Malara, 1997; Agostini & Logozzo, 1998; Zalles & Bildstein, 2000) e dei frequenti avvistamenti primaverili presso Arenzano (GE) (max. 278 indd. il 18 marzo 2001: Baghino, 2003), confortate inoltre da osservazioni effettuate sulle Alpi Apuane nel mese di marzo (Premuda, in stampa).
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